Trovo le riflessioni di Donatella estremamente utili... Utili per cosa? Provo a spiegare in breve. Nella mia commissione di lavoro (Programmazione e Valutazione) formata da una quindicina di insegnanti della Primaria e dell'Infanzia, stiamo predisponendo un documento da trasmettere a tutti gli insegnanti del circolo. Tale missiva conterrà alcune schede di attività pratiche o di gioco da noi inventate corredate da un breve elenco di competenze che a nostro avviso quelle attività testerebbero. Le manderemo in giro con una lettera d'accompagnamento chiedendo alle colleghe di farci pervenire altre idee, altre attività da trasformare in schede per raccoglierle sul sito della scuola o da distribuire al fine di sperimentarte come si può insegnare per competenze. Lo racconto perchè leggere dell'insegnante ripetitore, comparsa, ripetitore e della necessità invece di cercare la comprensione reale e partecipata da parte dell’allievo,mi serve a sentirmi meno solo, a convincermi che anche in un'epoca di basse motivazioni e profonda stanchezza, sia possibile lavorare bene. Potreste dire -Perchè solo? Il lavoro lo stai condividendo con altri!- Le colleghe della commissione (alcune delle quali perplesse per l'attività proposta e sostenitrici della filosofia gattopardesca del tutto cambia perchè nulla cambi e quindi insensibili alla “nuova terminologia lisboniana”) si sono adoperate nella ricerca di attività “diverse” dalla pratica quotidiana precisando che si può giocare alle bancarelle, usare il microfono, mimare le storie lette e rappresentarle... solo occasionalmente, perchè il resto della scuola è fatto di altro. Inoltre sostengono sia meglio considerare queste attività di gioco come stimolo per favorire l'acquisizione di competenze, e non come occasioni in cui “valutare” le competenze. Penso ad una “scuola laboratorio” in cui le proporzioni tra “attività tradizionali” e attività di “gioco - sperimentazione – laboratorio” siano invertite; in cui l'occhio dell'insegnante sia rivolto al gesto intero e non al particolare, alla canzone e non alla nota. Ma va bene così. E' bello lavorare insieme ai colleghi al di fuori del testo, è bello fare gli artigiani dell'insegnamento, è bello accettare il punto di vista altrui e negoziare pur di recuperare una dimensione di team che si sta perdendo.
Immagino che questo commento si riferisca al post sul tema della professionalità docente... provo a spostarlo o almeno lo copio anche là, altrimenti qualcuno potrebbe non capire
Trovo le riflessioni di Donatella estremamente utili...
RispondiEliminaUtili per cosa? Provo a spiegare in breve.
Nella mia commissione di lavoro (Programmazione e Valutazione) formata da una quindicina di insegnanti della Primaria e dell'Infanzia, stiamo predisponendo un documento da trasmettere a tutti gli insegnanti del circolo.
Tale missiva conterrà alcune schede di attività pratiche o di gioco da noi inventate corredate da un breve elenco di competenze che a nostro avviso quelle attività testerebbero.
Le manderemo in giro con una lettera d'accompagnamento chiedendo alle colleghe di farci pervenire altre idee, altre attività da trasformare in schede per raccoglierle sul sito della scuola o da distribuire al fine di sperimentarte come si può insegnare per competenze.
Lo racconto perchè leggere dell'insegnante ripetitore, comparsa, ripetitore e della necessità invece di cercare la comprensione reale e partecipata da parte dell’allievo,mi serve a sentirmi meno solo, a convincermi che anche in un'epoca di basse motivazioni e profonda stanchezza, sia possibile lavorare bene.
Potreste dire -Perchè solo? Il lavoro lo stai condividendo con altri!-
Le colleghe della commissione (alcune delle quali perplesse per l'attività proposta e sostenitrici della filosofia gattopardesca del tutto cambia perchè nulla cambi e quindi insensibili alla “nuova terminologia lisboniana”) si sono adoperate nella ricerca di attività “diverse” dalla pratica quotidiana precisando che si può giocare alle bancarelle, usare il microfono, mimare le storie lette e rappresentarle... solo occasionalmente, perchè il resto della scuola è fatto di altro.
Inoltre sostengono sia meglio considerare queste attività di gioco come stimolo per favorire l'acquisizione di competenze, e non come occasioni in cui “valutare” le competenze.
Penso ad una “scuola laboratorio” in cui le proporzioni tra “attività tradizionali” e attività di “gioco - sperimentazione – laboratorio” siano invertite; in cui l'occhio dell'insegnante sia rivolto al gesto intero e non al particolare, alla canzone e non alla nota.
Ma va bene così.
E' bello lavorare insieme ai colleghi al di fuori del testo, è bello fare gli artigiani dell'insegnamento, è bello accettare il punto di vista altrui e negoziare pur di recuperare una dimensione di team che si sta perdendo.
Immagino che questo commento si riferisca al post sul tema della professionalità docente... provo a spostarlo o almeno lo copio anche là, altrimenti qualcuno potrebbe non capire
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